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THE CONSTANT GARDENER
(THE CONSTANT GARDENER)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 28 febbraio 2006
 
di Fernando Meirelles, con Ralph Fiennes, Rachel Weisz, Danny Huston, Hubert Koundé, Bill Nighy, Pete Postlethwaite (Gran Bretagna - Stati Uniti, 2005)
 
Un po' curiosamente prescelto per tradurre sullo schermo il bestseller di John Le Carré pubblicato nel 2000, il brasiliano Fernando Meirelles (qualcuno cui alla propria statura autoriale giustamente ci crede) non può che riproporre certi aspetti che decretarono il successo di CIDAD DE DEUS, immersione totale, e fin troppo spettacolare per non risultare ambigua nell'inferno delle favelas.

Sensibilità a fior di pelle, da un lato, nell'appropriarsi le risonanze di un ambiente; ricerca di un'autenticità a tratti quasi documentaristica per condurre un discorso di impegno civile, una bella intimità con i personaggi. Dall'altro, il rischio di inquinare tutte queste belle cose indulgendo in uno stile sopra le righe, più che sospetto di compiacimento, a colpi di montaggio convulsi e traballamenti di macchina non proprio indispensabili per far vero, di esasperazioni emotive e figurative. Ma diciamolo subito: il Meirelles del vedete come sono bravo a maneggiare la cinepresa glamour pur nel vespaio di afflizioni sociali e di perversioni economiche-politiche fra le quali vado a cacciarmi sembra quasi relativizzarsi in questa bella e giusta storia del diplomatico-giardinere inglese a Nairobi. Che, sposato ad una giovane attivista e persa drammaticamente per quello che gli viene liquidato come delitto passionale, finisce per smascherare molte delle ormai note malefatte delle grandi lobby farmaceutiche. A far maturare la propria statura di brav'uomo dedito alla potatura delle rose a quella di testimone di una fra le innumerevoli tragiche condizioni nelle quali stiamo abbandonando il continente africano (non per niente il film è stato nella splendida atmosfera del Kenia solo in seguito alla caduta del regime che aveva proibito la pubblicazione del libro di Le Carré).

A causa di tutto ciò THE CONSTANT GARDNER è un film eccessivo ma forte, che riesce a far convivere tutte quelle sue nature. Con due attori come Ralph Fiennes e Rachel Weisz che si investono benissimo in quella loro sorta di love story post-mortem, schivando con la loro commozione l'eccesso di flash-back che arrischiava di massacrarla. Con quella cinepresa ballerina ma capace di ridarci l'Africa delle baraccopoli accostata a quella dei campi da golf carpiti alla polvere. Con quella costruzione generosa ed eccessiva che finisce per tradurre la rabbia disperata degli autori, letterari e cinematografici, nei confronti di un cinico sfruttamento post-coloniale da parte del mondo privilegiato. Con quel suo tono di disinvoltura jamesbondiana che finisce però per riannodarsi ad una tradizione che si credeva perduta, quella del thriller di spionaggio a vocazione non solo ridanciana.


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